Gli albori di un’associazione italiana che riunisse privati e aziende operanti nel campo audioprotesico risalgono al 21 aprile del 1965, quando a Milano viene costituita l’“Associazione Importatori Fabbricanti Commercianti Apparecchi Acustici”.

A questa data seguono anni molto intensi segnati da assemblee e convegni con il preminente obiettivo di ricercare un efficace strumento statutario atto a consolidare i legami fra gli associati e a dare massima propulsione a tutte le istanze professionali.

È con il 1980 che si registra la nascita della F.N.A.A.I. (Federazione Nazionale Associazioni Audioprotesiche Italiane, poi sciolta) costituita da A.N.A.P. (l’associazione dei professionisti), A.N.A. (le aziende dettaglianti) e A.N.I.F.A. (i fabbricanti e gli importatori). Tutte e tre le associazioni sono nate con lo scopo di raggiungere i medesimi obiettivi: ottenere il riconoscimento giuridico della professione, qualificare al più alto livello la preparazione professionale degli operatori e stabilire e far rispettare regole di etica professionale attraverso il Codice Deontologico. Parallelamente agli sforzi compiuti a livello nazionale, l’A.N.A. si adopera a livello europeo nella definizione di uno standard professionale e di regole deontologiche in collaborazione con le associazioni di altri Paesi: nel 1965 prende vita infatti l’A.E.A. (Association Europèenne des Audioprothèsistes). Accanto all’ A.E.A., viene costituito nel 1981 il C.E.A. (successivamente C.E.T.A.), un organismo di ricerca che si occupa di tutto il sapere scientifico che può collegarsi al settore audioprotesico.

La riforma sanitaria espressa dalla legge 833 del 1978 stabilisce anche che la protesizzazione uditiva degli invalidi civili sia a carico dello Stato. Da questo momento in poi, l’associazione, di concerto con le istituzioni, inizia un lungo percorso per regolamentare la fornitura protesica nel rispetto di un apposito Nomenclatore Tariffario, approvato nella sua versione finale con il D.M. 332/99, che subirà modifiche nel corso degli anni per un adeguamento al mercato.

Non meno importante, il DM 668/94 sancisce l’istituzione del profilo professionale del tecnico audioprotesista, vera e propria pietra miliare del nostro comparto, che riconosce ed individua le competenze e le titolarità specifiche della professione di audioprotesista a livello nazionale. Il fondamentale traguardo della legge 42 del 1999, che sancisce lo status dell’audioprotesista a livello di professione sanitaria regolata dal Profilo Professionale, dal Codice Deontologico e, a livello formativo, dall’Ordinamento Didattico dei diversi Atenei, rappresenta una svolta di grande rilievo.

La formazione professionale, che prima del 2000 era legata ad attestati rilasciati da corsi regionali, scuole universitarie e consorzi provinciali, viene da tale data affidata alle Università con specifici corsi di Laurea triennali. Inoltre, viene prevista l’equipollenza dei titoli conseguiti prima del 2000 (DM del 27 luglio 2000) e la loro validità per l’accesso alla formazione post-base con percorsi straordinari (il primo dei quali organizzato dall’Università di Padova nel 2003). La nobilitazione dello status professionale, frutto di anni di sollecitazioni verso le istituzioni e di grande impegno a livello associativo, rende gli audioprotesisti “responsabili civilmente e penalmente” della loro attività: è anche per questo che l’aggiornamento professionale tramite corsi E.C.M. è di fondamentale importanza per mantenere alta la competenza e restare al passo con le nuove tecnologie.

Nel 2009 al 16° Congresso Nazionale tenutosi a Montesilvano (PE), è stata sancita la nascita della F.I.A. (Federazione Italiana Audioprotesisti) che riunisce A.N.A. e A.N.A.P. in un unico organismo.